Quella di piazza Carità è una delle più recenti lapidi utilizzate per affiggere editti e banni promulgati dai tribunali di Napoli. Risale al 1802 e descrive l'intervento della portolania per riorganizzare piazza Carità a seguito di alcune demolizione di "baracche di fabbrica".
Il portolano era quel magistrato che aveva il compito di sorvegliare sulle nuove costruzioni e di gestire i permessi di edificare. In particolare nel banno si fa riferimento a compensi annuali e soprattutto al divieto di "situare posti di venditori o calessieri" in mezzo alla piazza, pena il pagamento di 24 ducati per quanti abbiano l'ardire di occupare il pubblico largo.
A differenza di altre epigrafi, in questa si fa preciso riferimento alla funzione stessa della lapide: conservare la memoria del banno. La lapide, nelle intenzioni di chi l'affisse, doveva "rimanere perpetuamente" in piazza. Del resto, son passati oltre due secoli e la lapide, anche probabilmente oramai mera testimonianza storica, è ancora là.
Il testo della lapide:
Il portolano era quel magistrato che aveva il compito di sorvegliare sulle nuove costruzioni e di gestire i permessi di edificare. In particolare nel banno si fa riferimento a compensi annuali e soprattutto al divieto di "situare posti di venditori o calessieri" in mezzo alla piazza, pena il pagamento di 24 ducati per quanti abbiano l'ardire di occupare il pubblico largo.
A differenza di altre epigrafi, in questa si fa preciso riferimento alla funzione stessa della lapide: conservare la memoria del banno. La lapide, nelle intenzioni di chi l'affisse, doveva "rimanere perpetuamente" in piazza. Del resto, son passati oltre due secoli e la lapide, anche probabilmente oramai mera testimonianza storica, è ancora là.
Il testo della lapide:
Di regal ordine fattesi demolire dal regio tribunale della Portolania le baracche di fabbrica
esistenti in questo largo della Carità. I padroni de circonvicini edifici son rimasti obbligati secondo
la respettiva classificazione approvata dal re (D.G.) al peso dell'annuale compenso dovuto a
proprietari di quelle ma fra gli articoli contenuti nel regal dispaccio vi è il seguente
dichiara il re che non debba mai più permettersi di situare posti di venditori o calessieri in questa
piazza volendo che la Portolania vigili alla esecuzione di questo e ne coservi la memoria in
una lapide dove tutto ciò sia descritto e la quale dovrà rimanere perpetuamente in detta piazza
di real ordine lo partecipo a codesto tribunale della portolania acciò ne disponga l'esatto
adempimento. palazzo 30 giugno 1802 - Giuseppe Zurlo.
Quindi si è dovuto incidere in lapide tale sovrana determinazione acciò niuno ardisca giammai di
occupare in qualsivoglia modo il presente pubblico largo sotto pena di ducati XXIV restando al
quanto e ad essi cara la grazia del re ns Napoli 12 luglio 1802
Il regio tribunale della Portolania
marchese Frignano Portolano
Duchino S. Valentino
duca Laurino
Agostino Caravita Sirignano
marchese petroni
Pasquale Franceschini
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