Domani ricorre il ventennale della morte di Don Peppe Diana. Era il 19 marzo 1994 quando a prima mattina, poco prima di officiar messa, il parroco di Casal di Principe, in prima linea contro la camorra, fu freddato da un killer nella sacrestia della chiesa di San Nicola a Casal di Principe. Sono passati venti anni, eppure ancora oggi si parla di camorra e di casalesi, ancora oggi si discute di terra di fuochi.
Ricordare don Diana dovrebbe essere un dovere di tutti coloro che vivono in Italia, perchè non si può far finta che non vi sia la malavita organizzata, a maggior ragione in un periodo in cui pare che gli interessi delle organizzazioni mafiose e camorriste si siano spostate anche in altre regioni d'Italia.
Per ricordare Don Diana può essere importante soffermarsi qualche minuto a rileggere le parole del suo scritto più celebre, quella lettera "Per amore del mio popolo" che fu indirizzata ai propri parrocchiani nel Natale del 1991 e che di seguito è riportata.
« Siamo preoccupati
Assistiamo impotenti al dolore di tante famiglie che vedono i loro
figli finire miseramente vittime o mandanti delle organizzazioni della
camorra. Come battezzati in Cristo, come pastori della Forania di Casal
di Principe ci sentiamo investiti in pieno della nostra responsabilità
di essere “segno di contraddizione”. Coscienti che come chiesa “dobbiamo
educare con la parola e la testimonianza di vita alla prima beatitudine
del Vangelo che è la povertà, come distacco dalla ricerca del
superfluo, da ogni ambiguo compromesso o ingiusto privilegio, come
servizio sino al dono di sé, come esperienza generosamente vissuta di
solidarietà”.
La Camorra
La Camorra oggi è una forma di terrorismo che incute paura, impone le
sue leggi e tenta di diventare componente endemica nella società
campana. I camorristi impongono con la violenza, armi in pugno, regole
inaccettabili: estorsioni che hanno visto le nostre zone diventare
sempre più aree sussidiate, assistite senza alcuna autonoma capacità di
sviluppo; tangenti al venti per cento e oltre sui lavori edili, che
scoraggerebbero l'imprenditore più temerario; traffici illeciti per
l'acquisto e lo spaccio delle sostanze stupefacenti il cui uso produce a
schiere giovani emarginati, e manovalanza a disposizione delle
organizzazioni criminali; scontri tra diverse fazioni che si abbattono
come veri flagelli devastatori sulle famiglie delle nostre zone; esempi
negativi per tutta la fascia adolescenziale della popolazione, veri e
propri laboratori di violenza e del crimine organizzato.
Precise responsabilità politiche
È oramai chiaro che il disfacimento delle istituzioni civili ha
consentito l'infiltrazione del potere camorristico a tutti i livelli. La
Camorra riempie un vuoto di potere dello Stato che nelle
amministrazioni periferiche è caratterizzato da corruzione, lungaggini e
favoritismi. La Camorra rappresenta uno Stato deviante parallelo
rispetto a quello ufficiale, privo però di burocrazia e d'intermediari
che sono la piaga dello Stato legale. L'inefficienza delle politiche
occupazionali, della sanità, ecc; non possono che creare sfiducia negli
abitanti dei nostri paesi; un preoccupato senso di rischio che si va
facendo più forte ogni giorno che passa, l'inadeguata tutela dei
legittimi interessi e diritti dei liberi cittadini; le carenze anche
della nostra azione pastorale ci devono convincere che l'Azione di tutta
la Chiesa deve farsi più tagliente e meno neutrale per permettere alle
parrocchie di riscoprire quegli spazi per una “ministerialità” di
liberazione, di promozione umana e di servizio. Forse le nostre comunità
avranno bisogno di nuovi modelli di comportamento: certamente di
realtà, di testimonianze, di esempi, per essere credibili.
Impegno dei cristiani
Il nostro impegno profetico di denuncia non deve e non può venire meno. Dio ci chiama ad essere profeti.
Coscienti che “il nostro aiuto è nel nome del Signore” come credenti
in Gesù Cristo il quale “al finir della notte si ritirava sul monte a
pregare” riaffermiamo il valore anticipatorio della Preghiera che è la
fonte della nostra Speranza.
NON UNA CONCLUSIONE: MA UN INIZIO
Appello
Le nostre “Chiese hanno, oggi, urgente bisogno di indicazioni
articolate per impostare coraggiosi piani pastorali, aderenti alla nuova
realtà; in particolare dovranno farsi promotrici di serie analisi sul
piano culturale, politico ed economico coinvolgendo in ciò gli
intellettuali finora troppo assenti da queste piaghe”. Ai preti nostri
pastori e confratelli chiediamo di parlare chiaro nelle omelie ed in
tutte quelle occasioni in cui si richiede una testimonianza coraggiosa.
Alla Chiesa che non rinunci al suo ruolo “profetico” affinché gli
strumenti della denuncia e dell'annuncio si concretizzino nella capacità
di produrre nuova coscienza nel segno della giustizia, della
solidarietà, dei valori etici e civili (Lam. 3,17-26). Tra qualche anno,
non vorremmo batterci il petto colpevoli e dire con Geremia “Siamo
rimasti lontani dalla pace… abbiamo dimenticato il benessere… La
continua esperienza del nostro incerto vagare, in alto ed in basso,… dal
nostro penoso disorientamento circa quello che bisogna decidere e fare…
sono come assenzio e veleno”. »
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(Forania di Casal di Principe (Parrocchie: San Nicola di Bari, S.S. Salvatore, Spirito Santo - Casal di Principe; Santa Croce e M.S.S. Annunziata - San Cipriano d'Aversa; Santa Croce – Casapesenna; M. S.S. Assunta - Villa Literno; M.S.S. Assunta - Villa di Briano; SANTUARIO DI M.SS. DI BRIANO)) |
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