Trieste, lungomare e stazione marittima |
Trieste è una città che ha impressionato molto il sottoscritto, soprattutto dal confronto che è facile fare fra il capoluogo del Friuli Venezia Giulia e Napoli, due fra i principali scali portuali italiani.
E' proprio il diverso rapporto che c'è fra la città ed il proprio mare a colpire, con Trieste che fisicamente si apre al mare, senza che vi siano ostacoli, muretti, alcunchè che possa creare una anche minima barriera con quello che sembra essere il proprio elemento naturale.
A parte i disagi legati al nubifragio ed agli allagamenti che hanno interessato parte del centro della città nei giorni scorsi, è bello ritrovarsi sul mare, in pieno porto turistico e commerciale, attraversando semplicemente la strada, con un colpo d'occhio decisamente notevole.
Non vi sono muretti nè ostacoli, si passa semplicemente dalla vita cittadina a quella portuale, con barche ormeggiate a due passi dalle auto parcheggiate e con una stazione marittima parte integrante della città.
E' come se a Napoli, inginocchiandosi sul ciglio di via Caracciolo, fosse quasi possibile toccare il mare. Potrebbe essere così la Darsena Acton, se eliminassero l'inutile muretto, così come potrebbe essere analoga piacevolissima passeggiata sul mare il molo San Vincenzo, se tornasse alla città e fosse riqualificato in modo tale da renderlo quell'attrazione turistica e luogo di elezione per i residenti che potrebbe per centralità, ampiezza e collocazione geografica.
Il vero controsenso è che a Trieste, nonostante le sei corsie destinate alle auto e gli ampi spazi per parcheggiare, il lungomare è realmente liberato, intrinsecamente legato alla città stessa, mentre a Napoli, nonostante la pedonalizzazione ed i diversi eventi organizzati lungo via Caracciolo, la sensazione è che vi sia ancora una sottile, impenetrabile barriera che divide Napoli dal proprio amato mare.
Non vi sono muretti nè ostacoli, si passa semplicemente dalla vita cittadina a quella portuale, con barche ormeggiate a due passi dalle auto parcheggiate e con una stazione marittima parte integrante della città.
E' come se a Napoli, inginocchiandosi sul ciglio di via Caracciolo, fosse quasi possibile toccare il mare. Potrebbe essere così la Darsena Acton, se eliminassero l'inutile muretto, così come potrebbe essere analoga piacevolissima passeggiata sul mare il molo San Vincenzo, se tornasse alla città e fosse riqualificato in modo tale da renderlo quell'attrazione turistica e luogo di elezione per i residenti che potrebbe per centralità, ampiezza e collocazione geografica.
Il vero controsenso è che a Trieste, nonostante le sei corsie destinate alle auto e gli ampi spazi per parcheggiare, il lungomare è realmente liberato, intrinsecamente legato alla città stessa, mentre a Napoli, nonostante la pedonalizzazione ed i diversi eventi organizzati lungo via Caracciolo, la sensazione è che vi sia ancora una sottile, impenetrabile barriera che divide Napoli dal proprio amato mare.
Si potrebbe partire dal molo Beverello e dalla Darsena Acton, eliminando i muretti retaggio di vecchi e fortunatamente abbandonate e sconfessate abitudini di "chiudere" e sigillare quasi le zone portuali, eliminando quelle orride cancellate realizzate per motivi di sicurezza nell'area dedicata agli ormeggi degli aliscafi, lasciando che le zone realmente chiuse del porto siano solo quelle legate ai traffici commerciale.
Sarebbe poi importante che la città riuscisse a riappropriarsi del molo san Vincenzo, così come è accaduto anni fa con l'oramai utilizzatissimo pontile Nord di Bagnoli.
Sarebbe poi importante che la città riuscisse a riappropriarsi del molo san Vincenzo, così come è accaduto anni fa con l'oramai utilizzatissimo pontile Nord di Bagnoli.
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