Scrivere dei problemi legati alla movida notturna non è semplice, in quanto la Napoli by night è profondamente differente da quella diurna e spesso nemmeno chi la frequenta con assiduità può comprenderne le complesse dinamiche sociali, economiche e, perchè no, culturali. La vita notturna napoletana, grazie anche al clima quasi sempre mite, da sempre si svolge in buona parte al di fuori dei locali, nelle piazze e nei vicoli del centro storico come di quello commerciale, il che è al contempo un bene, per gli avventori, ed un male, per i residenti delle zone limitrofe. Trovare il giusto equilibrio fra le necessità dei giovani e quelle di chi vorrebbe dormire sonni tranquilli è ovviamente qualcosa di complesso. Con questa premessa va affrontata la questione legata alle recenti ordinanze comunali che ancora una volta intervengono a gamba tesa sulla movida notturna, imponendo stringenti limiti orari e differenziando gli orari di chiusura per "zone" o "aree". In particolare, grande perplessità e molte proteste da parte dei gestori dei locali notturni - si leggano in tal senso le interviste rilasciate da Fabrizio Caliendo del Kestè nei giorni scorsi - ha destato l'ulteriore restrizione di orario per gli esercizi commerciali collocati in determinate zone "rosse" in quanto, Baretti di Chiaia, quella di Largo San Giovanni Maggiore Pignatelli e quella di Via dei Carrozzieri a Monteoliveto con le relative traverse, in prossimità di Piazza del Gesù Nuovo, tutte collocate a parte la prima nella seconda municipalità di Napoli. In queste zone, recita l'ordinanza, "d'accordo con le Municipalità è stato previsto per le attività svolte all'esterno un orario di chiusura anticipato di un'ora rispetto al resto della città: si chiuderà all'1.00 di notte durante la settimana, e alle 2.00 il venerdì, il sabato e nei giorni prefestivi".
Chi scrive è da sempre molto attento ai problemi della movida, sia da avventore - in passato - che da residente. Quel che stupisce è la scelta di creare una zona "calda" su cui intervenire maggiormente, la qual cosa crea di fatto un comportamento discriminante nei confronti di determinati esercizi commerciali, favorendo quelli situati, anche a pochi metri, ma non nella piazza o via indicati nell'ordinanza.
Quel che servirebbe in realtà, quel che i residenti delle aree calde della movida napoletana chiedono e giustamente pretendono da tempo, è maggior controllo e rispetto delle regole basilari del viver civile.
L'orario di chiusura, per quanto importante, è davvero secondario in assenza di alcun tipo di controllo delle regole. Sarebbe opportuno vietare davvero la vendita di bottiglie di vetro, allontanare i venditori ambulanti ed abusivi, verificare che tutti i locali siano aperti nel rispetto delle norme igienico - sanitarie, controllare attraverso la presenza delle forze dell'ordine nelle aree "calde" della movida, che non vi siano spacciatori di sostanze stupefacenti, che non sia data possibilità a vandali e teppisti di rovinare monumenti e palazzi, che venga garantita la pulizia delle piazze, pulizia che dovrebbe essere gestita e garantita insieme da dipendenti comunali e dipendenti degli esercizi pubblici antistanti le piazze. E' indecente che in alcune zone di Napoli sia impossibile passeggiare con cani o bambini piccoli di domenica mattina. L'esempio di Piazza Santa Maria la Nova, la cui fotografia scattata domenica 10 aprile dopo le nove di mattina è riportata in figura, è uno dei più rappresentativi. Non solo cocci di vetro, sporcizia e bottiglie dappertutto, ma persino cartoni di bottiglie di birra e vodka lasciati sulle aiuole incuranti di ogni rispetto per la città e per i residenti.
Se fossero rispettati i limiti di decibel in termini di emissioni acustiche, se davvero fossero rispettate le normative, se fossero presenti vigili urbani, carabinieri o forze di polizia in modo da evitare che accadano scempi come quelli sopra riportati, allora probabilmente l'orario di chiusura diverrebbe qualcosa di secondario.
Chi scrive è da sempre molto attento ai problemi della movida, sia da avventore - in passato - che da residente. Quel che stupisce è la scelta di creare una zona "calda" su cui intervenire maggiormente, la qual cosa crea di fatto un comportamento discriminante nei confronti di determinati esercizi commerciali, favorendo quelli situati, anche a pochi metri, ma non nella piazza o via indicati nell'ordinanza.
Quel che servirebbe in realtà, quel che i residenti delle aree calde della movida napoletana chiedono e giustamente pretendono da tempo, è maggior controllo e rispetto delle regole basilari del viver civile.
L'orario di chiusura, per quanto importante, è davvero secondario in assenza di alcun tipo di controllo delle regole. Sarebbe opportuno vietare davvero la vendita di bottiglie di vetro, allontanare i venditori ambulanti ed abusivi, verificare che tutti i locali siano aperti nel rispetto delle norme igienico - sanitarie, controllare attraverso la presenza delle forze dell'ordine nelle aree "calde" della movida, che non vi siano spacciatori di sostanze stupefacenti, che non sia data possibilità a vandali e teppisti di rovinare monumenti e palazzi, che venga garantita la pulizia delle piazze, pulizia che dovrebbe essere gestita e garantita insieme da dipendenti comunali e dipendenti degli esercizi pubblici antistanti le piazze. E' indecente che in alcune zone di Napoli sia impossibile passeggiare con cani o bambini piccoli di domenica mattina. L'esempio di Piazza Santa Maria la Nova, la cui fotografia scattata domenica 10 aprile dopo le nove di mattina è riportata in figura, è uno dei più rappresentativi. Non solo cocci di vetro, sporcizia e bottiglie dappertutto, ma persino cartoni di bottiglie di birra e vodka lasciati sulle aiuole incuranti di ogni rispetto per la città e per i residenti.
Se fossero rispettati i limiti di decibel in termini di emissioni acustiche, se davvero fossero rispettate le normative, se fossero presenti vigili urbani, carabinieri o forze di polizia in modo da evitare che accadano scempi come quelli sopra riportati, allora probabilmente l'orario di chiusura diverrebbe qualcosa di secondario.
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