Tripoli vista dal mare - ottobre 2007 |
Capita che a volte le rivoluzioni partano dal basso e che come una curva esponenziale crescano a dismisura in pochissimo tempo fino a sconvolgere le sorti di un intero paese. E' accaduto, sta accadendo. Tunisia, Egitto, Yemen... ora la Libia. E' la prima grande rivoluzione le cui informazioni, a singhiozzo a causa delle censure di regime, scorrono veloci e rapide al ritmo delle 140 battute massime di tastiera di twitter. Provate a cercare #Libya per rendervi conto di quanti "cinguettii" stiano circolando per il web in queste ore, facendo rimbalzare da un capo all'altro del pianeta le notizie ancor prima che giungano agli strumenti di informazione ufficiali.
In questo rapidissimo sconvolgimento portato da un vento di libertà che non ha pari negli ultimi sessant'anni, colpisce, come scritto pochi minuti or sono da Gianni Riotta, "l'indifferenza europea e italiana verso rivolta araba sarà ricordata libri scuola come esempio di stupidità mediocrità ed ignoranza" .Stando a quanto pubblicato sul Corriere della Sera, mentre l'UE sta cercando di stilare un comunicato unitario, mentre le multinazionali del petrolio stanno cercando di evacuare i propri dipendenti e giungono forti ed aspre le condanne da parte degli stati europei e degli USA alla violenza con cui il regime del dittatore Gheddafi ha reagito alle prime manifestazioni di protesta, il nostro ministro degli Esteri ha dichiarato che l'UE «non deve interferire» nei processi di transizione in corso nel mondo arabo cercando di «esportare» il proprio modello di democrazia. Una dichiarazione, se non smentita, che dovrebbe portare come minimo a far prendere in considerazione ipotesi di dimissioni. L'Italia deve condannare la violenza, invitando sì Gheddafi e figli ad una transizione pacifica ma verso un esempio di democrazia simile a quelle europee.
La paura di chi scrive, presumibilmente condivisa da molti, è che il vento di libertà che in pochi giorni ha spazzato via regimi dittatoriali che erano al potere da decenni in Tunisia come in Egitto, che ha causato non pochi problemi a diversi governi ben poco democratici dell'area afro-mediterranea e medio-orientale, che sembra stia portando ad una rapida fine la lunga dittatura macchiata di terrore e sangue di Gheddafi, possa non portare alla nascita di nuovi stati democratici ma possa seguire una deriva violenta e portare a nuovi regimi.
L'Ue ha l'obbligo morale, a dispetto delle assurde parole del nostro ministro degli esteri, di cercare di esportare il modello di democrazia in questi paesi, affinchè il seme della libertà di opinione, religione ed espressione possa rapidamente germogliare creando i presupposti per far sì che i nostri dirimpettai delle sponde a Sud del Mediterraneo possano finalmente conoscere la libertà e la democrazia.
L'Italia, per la vicinanza territoriale, per i rapporti di amicizia che intercorrono fra Berlusconi e Gheddafi, per un dovere morale verso una nazione che era stata assoggettata e colonizzata, dovrebbe essere in prima linea nel cercare di convincere il regime a non utilizzare la violenza, aprire un dialogo pacifico e farsi da parte per il bene della Libia, invece che limitarsi a lamentarsi per i futuri previsti sbarchi di profughi in fuga dalla guerra civile - definirli clandestini sarebbe riduttivo oltre che scorretto - e temere il previsto rialzo del prezzo del greggio.
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