Happy family, ultimo lavoro di Gabriele Salvatores, racconta in maniera irreale la genesi di un film attraverso le parole e le idee di uno sceneggiatore in erba. Lo spettatore, già pochi minuti dopo l'inizio, comprende che il film che sta guardando altro non è che quello che il protagonista, interpretato da un bravo Fabio De Luigi, sta faticosamente completando al computer, un film la cui trama è ancora avvolta in parte nella nebbia e che viene interrotta dai dubbi e dai ripensamenti dello sceneggiatore. Più volte la pellicola pare interrompersi a causa delle pause di riflessione di chi sta scrivendo la trama, più volte sono gli stessi protagonisti del film ad uscire dal computer ed a cercare di comprendere quale direzione stia prendendo la pellicola... Fra la narrazione primaria, incentrata sulla figura dell'autore, e quella riguardante il film vero e proprio, i punti di incontro sono diversi ed a un certo punto le due storie sembrano curiosamente mescolarsi, creando un senso di incertezza in chi guarda, preso a comprendere dove il regista - quello vero - voglia andare a parare.
Piacevole è la fotografia e l'ambientazione, dato che in ogni scena, in ogni stanza, è dominante una tinta, un tono, un colore, che avvolgono pareti e suppellettili, personaggi ed animali. La Milano descritta da Salvatores, nei non rari momenti in cui la città stessa diventa protagonista del film per immagini e suoni, è una metropoli multiculturale e multirazziale, piena di persone indaffarate a svolgere i più svariati lavori, fra il grigiore dei mezzi di trasporto immersi nella nebbia ed i colori dei tanti locali situati sui navigli, una città con tanti pregi e tante contraddizioni.
di seguito è svelata parte della trama del film
Ezio è un giovane di 38 anni, ricco di famiglia grazie ad una curiosa invenzione del padre, utilizzata in quasi tutte le case ( il richiamo a About a Boy di Nick Hornby è evidente), che per mestiere è uno sceneggiatore poco propenso a completare le proprie opere in quanto poco amante dei finali.
Lo spunto narrativo per la costruzione della trama è il prossimo matrimonio di due ragazzi poco più che sedicenni ed i familiari di questi giovani ne sono i protagonisti indiscussi.
Una prima parte del film consiste proprio in una sorta di "interviste" ai singoli interpreti, presi in un attimo della propria quotidianeità a raccontare i propri pensieri e la propria vita. I genitori di Marta non hanno un nome ma spesso assurgono a veri protagonisti, dato che sia Diego Abatantuono che Carla Signoris (vista in Ex e proprio in queste settimane di nuovo in tv con Tutti Pazzi per Amore 2) riescono a creare la maggior parte dei non pochi momenti di ilarità, salvando lo spettatore dal peso dei tanti punti interrogativi riguardanti il film nel suo complesso. Dal lato del ragazzino, Filippo, c'è una famiglia allargata, con i due coniugi, entrambi al secondo matrimonio Vincenzo/Bentivoglio e Margherita/Buy che sono rispettivamente genitori di Caterina e Filippo. Fra scene riguardanti la vita di Ezio - esilarante la telefonata con la massaggiatrice cinese - e quelle riguardanti gli intrecci familiari dei protagonisti del film nel film, la pellicola scorre via a tratti velocemente ed a tratti lentamente, non prendendo mai una direzione ben delineata e lasciando nello spettatore il dubbio su se il film sia davvero riuscito o meno.
Buona la prestazione, come già scritto, di Fabio de Luigi, credibile nel ruolo di uno scrittore pigro e scansafatiche. Divertenti i diversi cameo (Sandra Milo) e le interpretazioni di Diego Abatantuono e Fabrizio Bentivoglio. Sprecata, ovviamente, la Buy. Discreta la prova della bella di turno, Valeria Bilello.
Giudizio sintetico: @@ e 1/2
Visto al Martos Metropolitan nella "solita" sala 3. Per il giudizio sul cinema rimando a precedenti recensioni.
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