Il grande Totò in "Siamo Uomini o Caporali" descrive in maniera sublime il senso stesso della differenza, famosissima e diventata proverbiale, fra le due categorie. Dopo scene dal teatro di Eduardo, dopo la lettura di magistrali poesie dello stesso De Filippo o di Di Giacomo, l'appuntamento sul laboratorio napoletano con la "letteratura" classica napoletana offre uno spunto di riflessione grazie al teatro dell'immenso Antonio de Curtis.
"L’umanità, io l’ho divisa in due categorie di persone: Uomini e caporali. La categoria degli uomini è la maggioranza, quella dei caporali, per fortuna, è la minoranza. Gli uomini sono quegli esseri costretti a lavorare per tutta la vita, come bestie, senza vedere mai un raggio di sole, senza mai la minima soddisfazione, sempre nell’ombra grigia di un’esistenza grama. I caporali sono appunto coloro che sfruttano, che tiranneggiano, che maltrattano, che umiliano. Questi esseri invasati dalla loro bramosia di guadagno li troviamo sempre a galla, sempre al posto di comando, spesso senza averne l’autorità, l’abilità o l’intelligenza ma con la sola bravura delle loro facce toste, della loro prepotenza, pronti a vessare il povero uomo qualunque. Dunque dottore ha capito? Caporale si nasce, non si diventa! A qualunque ceto essi appartengono, di qualunque nazione essi siano, ci faccia caso, hanno tutti la stessa faccia, le stesse espressioni, gli stessi modi. Pensano tutti alla stessa maniera!"
(da wikipedia)
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