Ogni volta che si scrive di clochard, è difficile prendere una posizione precisa a favore o contro determinate azioni nei riguardi dei senza fissa dimora, a causa di un mix di incapacità di comprenderne le scelte di vita, compassione per lo stato in cui spesso si trova a vivere un clochard e consapevolezza dei limiti che una città come Napoli ha nel venire incontro alle anche minime esigenze di chi non ha un tetto sotto cui proteggersi dalle intemperie. Di sicuro però non è concepibile che un luogo monumentale, antico e sacro come Santa Maria dell'Incoronata, possa diventare ostello per numerosi clochard (alcuni certamente giovani ed italiani) accompagnati dai propri cani, che hanno occupato l'antico portico del XIV secolo con scatoloni, coperte e secchi.
Santa Maria Incoronata dovrebbe essere accessibile ed aperta ai tanti turisti, non un luogo dove i senza fissa dimora lasciano i propri averi e pernottano, a maggior ragione nel maggio dei monumenti, dato che la chiesa è esempio raro in città a causa della presenza, in parte rimaneggiati, in parte in discrete condizioni, di affreschi della seconda metà del 1300, oltre che per l'architettura angioina di questa sorta di cappella palatina fuori le mura del Castel Nuovo.
Il comune di Napoli e le associazioni di volontariato dovrebbero cercare di individuare luoghi opportuni per permettere ai tanti clochard che vivono a Napoli di trovare riparo coperto e sicuro di notte (facile a scriversi difficile invece la realizzazione).
Santa Maria Incoronata - interno (foto del 2010) |
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