Quasi tutti conoscono via San Biagio dei librai, una delle strade più note di Napoli in quanto parte integrante insieme a via Benedetto Croce della celeberrima "Spaccanapoli". Sono pochi però coloro che hanno visitato la chiesa che dà nome alla strada, in quanto seminascosta, piccola contrariamente a quanto il nome, San Biagio Maggiore, lascerebbe intendere, dimenticata a causa di decenni di incuria. La chiesa oggi è aperta e visitabile grazie alla fondazione Giambattista Vico, che ne curò il restauro e che dalla riapertura, nel 2007, ha adottato la vecchia chiesa del protettore dei librai e l'adiacente San Gennaro all'Olmo di cui pure si scriverà.
Come ricordato sul sito della fondazione le origini della chiesa sono antiche e risalgono all' VIII secolo
"l’origine della chiesa è da farsi risalire al tempo delle lotte religiose in Oriente nell’VIII secolo. Quando gli iconoclasti vietarono l’uso e il culto degli arredi sacri e delle reliquie, molte monache armene fuggirono dall’Oriente e giunsero a Napoli dove si stabilirono. Portavano con sé le reliquie di San Gregorio e di San Biagio e si stanziarono nel centro della città e nello specifico, nei primi tempi del loro arrivo, furono ospitate nei locali della chiesa di San Gennaro e in questa chiesa vollero costruire una cappella per custodire il cranio di San Biagio."
San Biagio così come appare oggi fu edificata nel XVII secolo attraverso l'opera di ingrandimento della preesistente cappella dedicata al santo, che di fatto andò ad inglobare la sagrestia della più antica San Gennaro ad Olmo. Attualmente la chiesa è raggiungibile passando attraverso la recentemente riaperta chiesa di San Gennaro, appena inizia la salita di San Gregorio Armeno sulla destra. Se il tesoro del santo è stato trasferito altrove (la stauta del santo è nella chiesa dei santi Filippo e Giacomo), la visita alla chiesa è interessante soprattutto per la presenza del pavimento maiolicato e dell'altare maggiore.
Questo post fa parte della guida fotografica di Napoli di laboratorionapoletano.com
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